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about
Era il 19 maggio 2012 quando un ordigno esploso davanti ad una scuola di Brindisi trascinava nell'oblio e nella paura un intero paese. L'assenza di un colpevole e di un movente certo riportavano in vita le antiche chimere che hanno macchiato di sangue la storia recente d'Italia. Si paventava la strage di mafia, o peggio ancora una rinascita della strategia della tensione. Al netto di tutte le ipotesi, il protagonista di questa vicenda si rivelò essere un povero pazzo che aveva deciso di farsi giustizia da solo cavalcando in maniera del tutto sconsiderata l'onda del populismo dilagante. Il giorno dopo quell'attentato era domenica. Era una fottuta domenica pomeriggio, di quelle in cui la noia e la malinconia sferrano l'ultimo attacco congiunto per rovinarti una settimana che è stata già una merda. Avevo intuito che dietro a quell'ordigno non c'era nessuna spiegazione razionale, nessuna organizzazione e nessuna idea, per quanto nefanda e incondivisibile possa essere. Dietro a quella bomba c'era solo il male, nella sua versione più ottusa e perciò insopportabile, perchè trascina l'uomo di fronte ad uno specchio e lo costringe a fare i conti con la propria miserabile natura animale. Quel pomeriggio mi guardai anche io allo specchio. Non vidi nulla di meglio.
lyrics
Nella polvere grigia, nella rabbia nera,
nella strada piena, nella follia fusa,
nella folla stretta nel corpo bianco,
nella televisione accesa nella casa vuota,
nella fottuta domenica pomeriggio
che mi assicura sempre al mio dolore,
spengo l’ultima residua voglia di rivedermi
cianotico, grasso, deforme,
nelle vetrate di uno specchio che non sia il mio.
Mi bastano appena
una porta di legno e un tavolo bianco
su cui infrango pugni e tentazioni
di essere io quel mostro,
di chiudere io quel cerchio
troppo storto, troppo grande
perché possa amarlo appieno,
e dimenticarlo del tutto.
Ogni preghiera è una bestemmia
come c’è il male in un sorriso
come il cancro che divora un volto infante
come la bottiglia a cui mi arrendo
per non dover più respirare.
Lascia aperta la porta, tu che esci
lascia entrare quel suono,
subdolo accattivante in pose plastiche
da mercante,
viscido ripugnante infimo e sporco
delirante,
lo senti quel suono
lo sento quel suono
è l’uomo che annienta l’uomo.
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